Nozioni tecniche
 
Morfologia Carsica

Evoluzione delle due grotte

Conclusioni

Bibliografia
 
 
 

GEOLOGIA

Le grotte sai aprono entro il bancone di calcare organogeno marino non stratificato, di colore grigio chiaro, ricco di coralli e di Conchodon, normalmente chiamato "Banco a Coralli" il quale fa parte della formazione geologica del "Calcare di Zù". Nel passato tale formazione veniva attribuita al retico medio (Triassico Superiore); ma alcune ammoniti trovate entro la formazione a pochi chilometri di distanza dalle grotte e studiate da M.Ulrichs, obbligano a spostare il limite Norica-Retico negli strati che stanno alla base del Banco a Coralli. Le grotte pertanto si collocano nel Retico Inferiore.

MORFOLOGIA CARSICA

La galleria artificiale di accesso, lunga 73 metri, è alta circa due metri e larga altrettanto. Costituisce un corridoio ad andamento sinuoso e leggermente risalente fino a raggiungere la grotta più interna. Tra l'inizio (esterno) della galleria artificiale e la sua terminazione esiste il dislivello di  m.15; tra quest'ultimo punto e l'ingresso naturale della Grotta della Marta  esiste un dislivello di m. 49. Pertanto tra l'ingresso artificiale e l'apertura naturale sovrastante esiste una differenza di quota di m. 64; per cui all'interno del complesso si stabilisce un sistema di correnti d'aria, seppure limitate dal fatto che l'ingresso naturale è molto angusto. Onde evitare alterazioni importanti al clima interno, la porta d'ingresso artificiale viene normalmente tenuta chiusa. Per quanto riguarda il carsismo va notato che per tutto il percorso della galleria, in corrispondenza delle fratture della roccia, attraverso le quali filtra pochissima acqua, si sono depositate incrostazioni che, nel corso di circa quarant'anni hanno raggiunto spessori fino a due centimetri.

La Grotta Sud delle Meraviglie,  Lo 3696, è un intreccio di gallerie tubolari non regolari formato da una galleria circa orizzontale  alla quale confluiscono dall'alto altre gallerie sia verticali che oblique. Il diametro delle gallerie in generale è inferiore al metro, mentre la saletta circolare (E) ha un diametro di circa 3 m.;  vi si intravede con difficoltà la traccia della fessura che le alimentava. In occasione di cattivo tempo la grotta viene invasa dall' acqua che la riempiva fino all'altezza di 3 m. dove trovava uno sfogo; dopo l'apertura della galleria artificiale l'acqua raggiunge l'altezza di pochi dm. e defluisce attraverso un condotto artificiale.
Luca Dell'Oglio è penetrato nell'angusto pertugio dello sfogo. Esso raggiunge ben presto un pozzo verticale molto stretto (F) attraversato da corrente d'aria . Il pozzo è ornato da stalattiti piegate verso l'alto; vi si trova anche una lama di calcite terminata a "denti di sega"  rivolti verso l'alto. Sia il pertugio che il pozzo presentano morfologia di tipo vadoso. E' particolarmente interessante la saletta. E' formata da un vano cilindrico al quale confluiscono dall'alto, quasi verticali, due gallerie a sezione circolare. Una galleria è parzialmente  occupata da una grossa incrostazione di calcare quasi puro. La parete orientale della saletta presenta alcune originalità: 1) presso la base conserva notevoli tracce di corrosioni orizzontali in rapporto con diversi livelli dell'acqua che parzialmente la occupava; 2) a fianco ci sono dei solchi quasi verticali: sono larghi pochi centimetri e profondi poco meno, analoghi ai canali dei campi solcati; 3) verso l'alto ci sono incrostazioni di calcare o chiaro o bianchissimo che formano: crostone, abbozzi di piccole stalattiti e stalagmiti, vaschette di grandezza centimetrica ed una lama obliqua terminata a denti di sega.

La Grotta della Marta, Lo 1050, comunica con l'esterno sia mediante un angusto pertugio che si apre in alto sia tramite la galleria artificiale. E' formata da un gruppo di fratture non parallele, alcune verticali altre oblique. L'altezza delle gallerie corrisponde circa alla loro lunghezza. La frattura terminale esente da incrostazioni ed anche da tracce importanti di corrosione, prova che le fratture si sono formate in seguito a distensione; altra prova della distensione è la mancanza del parallelismo fra di esse; una prova in proposito è anche il fatto che la morfologia delle pareti, ricche di incrostazioni a cuscini (= a medusa), lascia capire che la roccia sottostante è divisa in blocchi e con superfici irregolari. Oltre la frattura terminale, solo l'ingresso naturale, che conserva le tracce di una corrosione di tipo freatico, è senza incrostazioni; nel resto della grotta il carsismo è totalmente di tipo vadoso ed ha creato un manto continuo di incrostazione. Vi abbondano le stalattiti e alcune stalagmiti con qualche colonna; ma soprattutto magnifiche incrostazioni "a cuscino". Sono rari i fungilli e rarissimi i drappeggi. Le incrostazioni hanno un colore cupo per la ricchezza di ossidi metallici e di argilla.
In diversi posti si osservano incrostazioni recenti sovrapposte a crostoni più antichi; il fatto dimostra che numerose volte si sono alternate fasi di incrostazione e fasi di corrosione. Spesso la fase di incrostazione è stata preceduta dalla deposizione di un velo di argilla che impedì la saldatura perfetta tra incrostazione e supporto. Sul fondo delle fessure c'è un deposito abbondante di argilla. Presso la terminazione della galleria artificiale la rottura di una stalattite verificatasi 40 anni fa in occasione dello sparo dell'ultima mina per l'apertura della galleria è coperta da stalattiti tubolari lunghe alcuni centimetri: esse si sono fermate negli ultimi 40 anni. Anche in altri punti della grotta numerose incrostazioni sono terminate, in basso, da stalattitine analoghe, dimostranti che la grotta si trova in fase di attiva incrostazione. In occasione di piogge prolungate, sul fondo delle fessure si forma un bacino di acqua alto una decina di metri, dimostrando la quasi totale occlusione attuale dei condotti deferenti. Ritengo, però, che in periodi non eccessivamente lontani, la galleria bassa fosse pervia tanto da permettere il passaggio di leggere correnti d'aria all'interno della grotta. L'attività delle correnti può essere dimostrata dalla presenza di fungini sulle pareti del salone B e dalle stalattiti curve, che sono cresciute sulla superficie dell'antica rottura di una stalattite nella fessura C.
La superficie esterna del bancone a coralli entro il quale si sviluppano le grotte manca di interessanti fenomeni di carsismo superficiale. In alto il calcare è in gran parte coperto da terreno con vegetazione; nei pressi dell'ingresso naturale, la roccia conserva rare tracce di fori rotondi cn diametro di circa 50 cm., solchi antichi di corrosione superficiale larghi circa 50 cm. e qualche solco recente molto sottile. Verso Sud l bancone è costituito da rupi strapiombanti e interessate da crolli non molto antichi, che hanno asportato le testimonianze del carsismo superficiale antico. Su queste pareti, nello spazio compreso tra l'ingresso artificiale alle Grotte delle Meraviglie e l'ingresso naturale si aprono due cavità di interesse archeologico, che conservano tracce di carsismo di tipo freatico: Lo 3611 Bus de L'Andrea e Lo 3612 Bus del Tabàk.

EVOLUZIONE DELLE DUE GROTTE

E' possibile riassumere la storia del complesso di cavità sotterranee in studio, nei punti seguenti:
1) Formazione della roccia calcarea: deposito organogeno di tipo scogliera corallina, nel mare del Triassico superiore. Il bancone sulla piattaforma dell'oceano della Tetide era orizzontale.
2) Prime modeste spinte di elevazione nel periodo Cretacido superiore, circa 100 milioni di anni fa. Ne conseguì l'erosione delle rocce, che coprivano, molto in alto, il bancone a coralli; ma si può ritenere che nel bancone le conseguenze di queste spinte siano state limitate alla formazione di modeste fratture. Alla fine dei movimenti cretatici, il bancone si trovava ancora a quote, forse, notevolmente sotto il livello del mare.
3) Elevazione principale del territorio, nella seconda parte del periodo Miocenico. Il territorio si elevò gradualmente, fino a oltre 100 metri sopra il livello del mare. La località venne coinvolta nella formazione della anticlinale del monta Canto Alto. Tra le conseguenze c'è l'erezione delle rocce alla verticale e la pieghettatura delle stesse in alto e verso Nord, dove si formarono le celebri pieghe del W di Zogno. Nel bancone di calcare compatto si formarono numerose fratture.
4) Durante la elevazione, non appena la superficie emerse sopra il livello del mare, l'erosione meteorica iniziò l'escavazione della Val Brembana; ma il torrente scorreva a quota superiore a quella delle nostre caverne. L'escavazione dell'attuale solco della Val Brembana fu un'azione, che è durata alcuni milioni di anni. Per lungo tempo il territorio delle Grotte rimase sotto il livello dell'alveo del Brembo, le cui acque filtrando nel sottosuolo, dove scorrevano lentamente, riempivano le fratture e, mediante corrosione in ambiente allagato, le allargavano, creando, quindi, cavità di tipo freatico. Questa situazione durò tanto a lungo da scavare delle cavità a sezione circolare, le cui irregolarità sono dovute solamente alla inomogenea composizione del calcare di scogliera. Ci fu solo erosione chimica. Le irregolarità delle pareti, conseguenza della inomogeneità del calcare, causavano lenti vortici per cui l'acqua lambiva più un tratto che l'altro delle gallerie e creava concavità d diversi tipi.
5) Da ambiente freatico ad ambiente vadoso. Alla fine del periodo miocenico, il Brembo aveva scavato il fondovalle fin quasi al livello attuale, fino, almeno, ad una decina di metri al di sotto delle grotte; e pertanto l'acqua, che fino allora aveva riempito le cavità, percolò fino al vicino fiume, lasciando vuote le cavità sotterranee. Esistevano in quel tempo, all'interno del bancone calcareo, due grotte indipendenti con morfologia d tipo freatico. Lo studio della Grotta Sud dimostra che, sia alla fine del Miocene, sia per tutto il tranquillo periodo del Pliocene, l'attività del carsismo, che allora era di tipo vadoso, fu modestissima.
6) Movimenti nell'era Quaternaria. Dopo il Pliocene, le grotte hanno subito le conseguenze di movimenti, che s raggruppano n tre fasi tettoniche, di cui, la prima fu la più importante; ma non è facile verificare a quale fase siano da attribuire i singoli fenomeni conservati nelle grotte. la prima fase dei movimenti si verificò all'inizio del quaternario e fu notevolmente intensa sulla fascia settentrionale delle Orobie; la seconda fase precedette di poco la grande glaciazione Mindel ed è leggibile nei depositi Villafranchiani, dove presenta anche fenomeni carsici (Val Canale, Villa d'Ogna, Castione della Presolana, Cerete, ecc.); la terza fase si verificò durante le glaciazioni Riss e Wurm e le conseguenze sono evidenti sulla pianura bergamasca. Questi movimenti sventrarono la primitiva Grotta della Marta con nuove fratture e imposero al territorio una leggera inclinazione.
7) I solchi nella Grotta Sud. Nella Grotta Sud penetrava pochissima acqua, che, durante il Pliocene o, più praticamente, nel Quaternario, sulla parete scavava alcuni solchi di corrosione verticale. Attualmente, questi solchi, paralleli, non sono più verticali: sono stati leggermente girati in senso orario. Dopo la loro formazione, la roccia è stata leggermente inclinata. La freschezza delle creste dei solchi mi induce a ritenere che su di essi la corrosione abbia operato in tempi recenti e che l'inclinazione della rupe si sia verificata durante i movimenti della terza fase. E' la fase alla quale si deve attribuire anche l'inizio dell'erosione del solco dei fiumi, che incide la pianura bergamasca e del solco dei torrentelli sul fianco di molte alture.
8) Sventramento della Grotta della Marta. L'antica Grotta della Marta, che aveva ancora una morfologia di tipo freatico, durante una delle tre fasi dei movimenti, venne sventrata da importanti fratture che vennero allargate da movimenti distensivi. Questo tipo di tettonica ed i carsismi successivi cancellarono quasi totalmente la precedente morfologia di tipo freatico. Se, pertanto, è esatta l'attribuzione della torsione a movimenti Riss-Wurm, la formazione delle incrostazioni va riferita alla Wurm e all'Olocene o, al massimo alle ultime fasi del Riss. Per  cui la formazione delle fratture s può riferire ad una qualsiasi delle tre fasi dei movimenti quaternari. Ma, in considerazione della intensità delle spinte, che hanno causato le fratture, e della importanza dei fenomeni carsici di corrosione, incrostazione e accumulo di argille, osservabili nella cavità, propendo a ritenere che lo sventramento si sia verificato nella fase più antica, che fu anche la più intensa. Pertanto, pur mancando di argomenti sicuri, s può riassumere la storia d questa cavità come di seguito:
a) formazione miocenica;
b) quiete pliocenica;
c) sventramento all'inizio del Quaternario;
d) corrosioni e incrostazioni, che si alternarono sino alla fine del Riss;
e) deposizione delle incrostazioni conservate, dal Riss ad oggi.
9) Nella Grotta della Marta si osservano alcune grosse stalattiti rotte in età imprecisabile. Sulla superficie della rottura sono cresciute successive incrostazioni di tipo vario. Più che a terremoti propendo ad attribuire la rottura al movimento post-rissiano delle faglie per l'assestamento definitivo.
10) Carsismo attuale. Le piccole stalattiti tubolari della grotta si sono depositate negli ultimi 40 anni e stanno tuttora crescendo: esse costituiscono le manifestazioni del carsismo in atto, che è di tipo incrostante.

CONCLUSIONE

Lo studio presente si è proposto di riassumere i fenomeni di u determinato tipo di carsismo manifestatosi sul territorio orobico. In un precedente lavoro (1982) ho esposto come la successione degli avvenimenti tettonici sulle Orobie ha creato le condizioni che permettono di suddividere il territorio in diverse fasce parallele orientate circa est-ovest. Ogni fascia presenta una sua tipica morfologia. Nel complesso delle Grotte delle Meraviglie è possibile osservare principali fenomeni carsici che sono tipici su una di queste fasce: quella che si trova appena a Nord dei monti Albenza, Canto Alto, Misma, Bronzone. Questa fascia possiede grotte, che conservano la morfologia antica di tipo freatico e grotte in cui la vecchia morfologia è obliterata dalla nuova di tipo vadoso. Delle due grotte delle Meraviglie, quella Sud conserva abbastanza bene la morfologia di tipo freatico del carsismo miocenico; quella settentrionale, rifatta dal carsismo di tipo vadoso quaternario, conserva scarse tracce di carsismo freatico. Sulle alture bergamasche si distinguono altre due fasce con rocce calcaree interessate da tipi diversi di carsismo. La fascia Sud delle cime nominate sopra possiede grotte che conservano prevalentemente la morfologia di tipo freatico, antico; mentre nella fascia più settentrionale, massimamente sconvolta dalla tettonica quaternaria, la morfologia antica di tipo freatico è in gran parte obliterata ed appaiono anche cavità di molto recente formazione, con morfologia solo di tipo vadoso. La diversità della morfologia carsica profonda nelle tre fasce ( cui corrisponde anche una differente morfologia della superficie ) è dovuta alla tettonica, che, nelle singole fasce, si è manifestata in modi differenti.
 
BIBLIOGRAFIA

S. Frassoni e E. Zanchi, 1932 - Grotte di Lombardia, "Le Grotte d'Italia", "Postumia".
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A. Paganoni e R. Zambelli, 1981 - Catalogo delle Grotte del Settore Bergamasco, "Rivista Sc.Nat.Bergamo", Bergamo.
C. Traini, 1940 - Speleologia in Val Brembana - La Grotta delle Meraviglia, "Rivista di Bergamo", Bergamo.
R. Zambelli, 1981 - Evoluzione tettonica e carsica del territorio orobico, "Riv.Mus.Sc.Nat.Bergamo", Bergamo.
 

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